Il terremoto del 2012 ha ferito in profondità il nostro territorio. Ma dopo le scosse, i soccorsi, i lutti, la paura, le ispezioni di agibilità e gli sforzi per portare in salvo ciò che restava, l’Emilia si è trasformata in un vasto laboratorio a cielo aperto, ricostruendo e progettando un nuovo futuro, insieme. Istituzioni, sindaci e amministratori, comunità locali, professionisti e cittadini, hanno lavorato uniti, anche con fare visionario, per reagire e trasformare la ricostruzione in una opportunità per migliorare la qualità del sistema territoriale dal punto di vista abitativo, della scuola, economico e dei servizi.
In occasione del 10° anniversario dalla tragedia, la Regione Emilia-Romagna – anche a nome dei soggetti, istituzionali e non, che partecipano tuttora a questa avventura - sente il dovere di testimoniare e condividere la straordinaria esperienza corale e civile scaturita dal trauma del sisma.
Nessun emiliano vorrebbe ritornare a quella notte di maggio in cui tutto ebbe inizio, né tantomeno ai giorni a seguire, fino alla mattina tremenda in cui crollarono i capannoni e non solo. Ventotto i morti, centinaia i feriti e decine di migliaia le persone impossibilitate a fare rientro nelle case, nelle aziende e negli edifici pubblici. Settimane estenuanti di scosse, di dolore e di paura, che ci hanno insegnato molte cose di cui dobbiamo fare tesoro.
I Comuni interessati dal sisma dell’Emilia, compresi nel cosiddetto “cratere” sono 59. Successivamente, con Il progredire della ricostruzione, il cratere diviene via via piu ristretto, con effetti dal 2019 e dal 2022.
Alessio Mamo – Fotoreporter, Redux
L’Emilia-Romagna era un territorio privo di familiarità con l’espressione “stato di emergenza”, in più di un’accezione. Perché calamità tanto distruttive si erano verificate in secoli ormai molto lontani, ma anche perché l’idea di un regime straordinario che accentri mezzi e poteri altrettanto fuori dall’ordinario, sia pure per fronteggiare eventi eccezionali, è estranea qui più che altrove. Qui prevale sempre la concertazione. Un’attitudine che nel 2012 porta le istituzioni emiliano-romagnole a scavare sentieri mai battuti prima, inaugurando un nuovo percorso amministrativo destinato a lasciare la propria impronta nella storia della gestione delle grandi calamità del Paese.
Margherita Russo – Docente del Dipartimento di Economia M.Biagi Università di Modena e Reggio Emilia
La parola resilienza che così bene descrive la tempra di quella parte dell’Emilia colpita dal sisma, dal 2020 è divenuta familiare al Paese. Anche la pandemia da Covid-19, con l’enorme sofferenza che ha provocato, ha messo a dura prova l’Emilia-Romagna senza spezzarla. I prossimi anni diranno se anche stavolta avremo saputo trarre insegnamenti per costruire un futuro migliore. Una cosa è certa: non si tratterebbe della retorica della comunità ferita che si rialza, ma di orgoglio civico. Lo stesso dell’esperienza di questi dieci anni, esperienza che l’Emilia-Romagna offre al Paese, in cerca di un Patto sociale per costruire un futuro nuovo e diverso.
Matteo Maria Zuppi - Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei