L’emergenza e la ricostruzione hanno coinciso con un processo continuo di apprendimento e condivisione di saperi per tanti motivi. Perché per “fare bene” è stato necessario imparare da chi aveva vissuto tragedie simili. Perché ogni scelta si è nutrita del confronto tra competenze, punti di vista e discipline. Perché via via è maturata la consapevolezza che altre istituzioni, a fronte di nuove emergenze, avrebbero potuto contare sulle competenze generate e sugli strumenti, anche normativi, progettati qui. Perché conservare e archiviare la documentazione prodotta relativa tanto alla gestione dell’emergenza e della ricostruzione quanto all’impatto del sisma sul territorio e alla reazione della popolazione, è diventato un patrimonio per la comunità anche in termini di elaborazione e trasmissione della memoria sociale e collettiva. Non solo. Fin da subito è maturata la convinzione che per guarire una comunità ferita, impegnata a riprogettare sé stessa, non sarebbero stati sufficienti gli interventi sugli edifici. Il futuro è una costruzione culturale. È sempre frutto delle idee delle persone, delle loro competenze e delle loro aspirazioni. Ma le aspirazioni nascono dalle opportunità. Investire in educazione, formazione e ricerca è stato il modo di offrire a giovani e adulti nuove opportunità e nuove aspirazioni. Nella ricostruzione di questa storia tutta emiliana, partiamo proprio da qui.
A seguito del sisma, le Regioni italiane del Centro Nord hanno devoluto alla Regione Emilia-Romagna il 4% delle rispettive dotazioni finanziarie dei Programmi operativi dei fondi strutturali 2007/2013: 40,7 milioni di Fondo sociale europeo (Fse) e 36,3 milioni di Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e 99,2 milioni dal Programma di sviluppo rurale (Feasr). Grazie a tale contributo, apprezzato dalla Commissione europea, la Regione in tempi brevi ha potuto mettere a disposizione di persone, imprese e istituzioni del territorio un’articolata offerta di nuove opportunità di istruzione, formazione, ricerca e trasferimento tecnologico. Un programma complesso, anche in questo caso risultato di un confronto con le parti sociali e le istituzioni, che ha dimostrato le potenzialità dei Fondi strutturali anche in situazioni straordinarie, confermando la capacità dell’Emilia-Romagna di gestire tempestivamente le risorse comunitarie, progettando interventi rispondenti alle esigenze dei territori. Ricevuta la notizia del contributo straordinario assegnato all’Emilia-Romagna, obiettivo della Regione diventa costruire e trasferire conoscenze e competenze nuove e innovative per accompagnare l’Emilia colpita dal sisma nel percorso di ricostruzione e ripresa, valorizzare le progettualità di istituzioni, cittadini e imprese e cogliere nuove sfide sociali ed economiche. Non si tratta solo di sostenere chi ha subito danni materiali e di rilanciare i distretti produttivi del territorio, rafforzandone le filiere strategiche in un momento di grande difficoltà, ma anche di mettere nelle condizioni di accelerare i processi di innovazione un tessuto produttivo diffuso e fortemente interconnesso, fatto di piccole e grandi imprese (172 mila aziende, 590 mila addetti, 43 imprese per chilometro quadrato, più del doppio rispetto al dato nazionale). Il territorio ha dimostrato di saper cogliere questa opportunità.
Far crescere il patrimonio delle competenze è un esercizio quotidiano in tutti gli ambiti dell’esperienza e della conoscenza.
Parallelamente, grazie all’investimento di ulteriori risorse regionali e nazionali, nel 2013 viene istituito a Mirandola l’Istituto Tecnico Superiore Tecnologie per la vita. La Fondazione, che opera nell’ambito della Rete Politecnica regionale, nel 2014 inizia a realizzare percorsi biennali di formazione terziaria. Il 15 luglio 2016, i primi 24 allievi conseguono il titolo di “Tecnico per la produzione di apparecchi e dispositivi biomedicali”, un profilo molto ricercato dalle imprese del territorio e non solo. Da allora sono stati formati circa 250 giovani. Il contributo di solidarietà Fesr – di cui hanno beneficiato 3.564 imprese – ha permesso di creare nel cuore del distretto biomedicale, a Mirandola, un laboratorio di ricerca industriale e trasferimento tecnologico sui materiali innovativi per il biomedicale, oggi intitolato a Mario Veronesi, e l’avvio di due programmi di ricerca sperimentale relativi alle tecnologie antisismiche applicabili nei processi di ricostruzione in ambito industriale e civile realizzati dai laboratori della Rete Regionale Alta Tecnologia.
Nel 2019 la Regione decide di finanziare su tutto il territorio regionale, con un contributo di 4,5 milioni di euro, 10 nuove scuole di alta formazione con l’obiettivo di far convergere le migliori competenze delle università in una formazione d’eccellenza in ambito economico, scientifico, tecnologico e culturale quale condizione per costruire uno sviluppo di qualità, inclusivo e sostenibile, capace di creare valore aggiunto e di rafforzare la capacità di competere del sistema Emilia-Romagna. Insieme, tra gli altri, all’automotive, al food, ai big data e all’intelligenza artificiale, alla manifattura 4.0 e al clima, si decide di valorizzare e mettere a sistema la mole di dati, competenze, conoscenze maturate a seguito del sisma 2012. Nasce così “After the damages – Prevention and safety solutions through design and practice on existing built environment. The Italian experience”, scuola di alta formazione triennale per la formazione di esperti internazionali, tecnici e policy maker sulla riduzione e gestione del rischio correlato agli impatti di eventi catastrofici naturali e provocati dall’uomo sul patrimonio culturale. Promossada Università degli Studi di Ferrara (Dipartimento di Architettura), Università degli Studi di Parma (Dipartimento di Ingegneria e Architettura), Università degli Studi di Modena e Reggio (Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari), Agenzia per la ricostruzione, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e dal Servizio patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, la scuola ha un comitato scientifico composto da esperti provenienti, oltre che dall’Italia, da altri 14 paesi: Marocco, Brasile, Francia, Ecuador, Cina, Armenia, Spagna, Grecia, Belgio, Germania, Danimarca, Turchia, India e Slovenia. “After the Damages” propone ogni anno un corso intensivo di alta formazione aperto alla partecipazione di studenti, laureati, dirigenti della pubblica amministrazione, enti governativi, organizzazioni internazionali, ricercatori, specialisti e professionisti secondo una visione interdisciplinare. La prima edizione, svoltasi nel 2020, ha visto la partecipazione di 62 studenti provenienti da 18 paesi e 4 continenti. La seconda ha selezionato 67 partecipanti, scelti tra le 104 candidature pervenute da 5 continenti, 16 nazioni e 60 città, confermando l’attenzione internazionale verso l’analisi e lo studio del “Cantiere Emilia”, laboratorio di innovazione, sperimentazione e sedimentazione di ricerca, competenze e professionalità unico nel suo genere. La prossima edizione è prevista dal 5 al 16 luglio 2022.
Elena Cattaneo, farmacologa, biologa, accademica e senatrice a vita italiana, cercando immagini e metafore per raccontare cosa significhi “fare ricerca” evoca il deserto. Immenso e apparentemente silenzioso, continuamente mutevole ma essenziale nei suoi tratti, pericoloso, ma assolutamente affascinante. Percorrerlo significa costruire una propria strada seguendo le tracce, a volte visibili a volte meno, di coloro che ci sono già passati. Senza sapere se chi le ha lasciate sia andato dalla parte giusta. Senza sapere, a priori, se la tua intuizione ti porterà da qualche parte. Eppure, “quando sei dentro – scrive Cattaneo – capisci anche che questo spazio è denso di incroci dove ipotesi, risultati, emozioni e speranze si misurano continuamente per costruire un nuovo territorio di conoscenza e di confronto”. Per continuare a tenere vivo quel territorio di conoscenza e confronto esplorato dopo il sisma, insieme alla scuola di alta formazione triennale, la Regione ha promosso la collaborazione tra le istituzioni impegnate nella ricostruzione e gli atenei regionali anche finanziando, grazie al Fondo sociale europeo, dottorati di ricerca.
Duplice l’obiettivo: supportare i giovani nei loro percorsi di formazione e specializzare ulteriormente le diverse conoscenze e competenze che concorrono alla ricostruzione di un territorio colpito da un sisma. Tra questi, presso l’Università di Ferrara, sono stati attivati due dottorati, il primo volto a ottimizzare le procedure e l’applicazione di strumenti digitali integrati per il rilievo del danno sismico del patrimonio culturale e il secondo sull’individuazione di procedure innovative loT-based di monitoraggio finalizzate a un’azione predittiva sul patrimonio culturale costruito. L’Università di Parma ha invece istituito un dottorato dedicato alla analisi dei meccanismi di danneggiamento sismico e alla definizione di curve di vulnerabilità per una programmazione a scala territoriale degli interventi di prevenzione. A questi progetti si aggiunge la collaborazione dell’Agenzia per la ricostruzione – Sisma 2012 con l’Università di Modena e Reggio nell’Emilia, sviluppata nell’ambito di un progetto di ricerca sull’efficientamento e risparmio energetico del patrimonio immobiliare ripristinato a seguito del sisma. Con l’Università di Aquisgrana, è stato realizzato il progetto di ricerca “Data Espert”, finanziato tramite una borsa di studio del programma Marie Curie, che ha approfondito la ricostruzione produttiva. In questi dieci anni si sono moltiplicate anche le iniziative di divulgazione tecnico scientifica. In particolare è da richiamare la collaborazione con Assorestauro, Associazione Italiana per il Restauro Architettonico, Artistico, Urbano, quella con Arco, Associazione per il recupero del costruito, e la partecipazione dell’Agenzia per la ricostruzione sisma 2012, chiamata a illustrare e discutere la ricostruzione emiliana, a centinaia di eventi regionali, nazionalie internazionali, tra cui il Salone del restauro e la Biennale di Venezia. Ognuna di queste occasioni ha contributo a mettere a confronto, specializzare e sedimentare conoscenze e competenze di accademici, ricercatori, professionisti, dipendenti della pubblica amministrazione e di tutte quelle istituzioni chiamate a gestire emergenze e ricostruzioni a seguito di calamità naturali.
Obiettivo: costruire e trasferire competenze innovative per accompagnare l’Emilia colpita dal sisma nel percorso di ricostruzione e ripresa.
Anche la cooperazione internazionale è stata un’occasione preziosa per allargare il campo della condivisione di saperi. Il progetto Lasdr – “Support to Libyan Local Actors to improve Services Delivery and to better manage the Reconstruction efforts”, finanziato nell’ambito del Programma Med, ha visto l’Agenzia per la Ricostruzione impegnata nella trasmissione di buone pratiche a favore della ricostruzione della città di Bengasi in Libia. Nell’ambito del programma Italia- Croazia, il progetto Firespill ha permesso di confrontarsi al fine di migliorare i servizi di emergenza in risposta a disastri naturali. Altre collaborazioni importanti in termini di studio e ricerca si sono concretizzate con il Messico, e in particolare con lo stato del Chapas, e con la Repubblica di Slovenia con il progetto “How to cope with earthquake”.
Anche gli anniversari sono stati occasioni di apprendimento. A cinque anni dagli eventi sismici, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato organizzato il convegno “Fare scuola. Ricostruzione. Innovazione. Comunità.” Due giorni per condividere quanto imparato nell’emergenza e nelle diverse fasi della ricostruzione del patrimonio scolastico emiliano e confrontarsi con altre esperienze innovative di edilizia scolastica per riflettere su quanto e come la progettazione degli spazi incida sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Da allora abbiamo continuato a imparare e condividere. C’è un filo rosso, infatti, che unisce l’esperienza di ricostruzione delle scuole emiliane e un’iniziativa avviata dalla Regione appena un anno fa, per progettare in maniera partecipata e condivisa una scuola sempre più innovativa, che cresce insieme al territorio. Si chiama “Spazio all’educazione” ed è una guida metodologica costruita dalla Regione insieme all’Architetto Mario Cucinella per supportare le istituzioni nell’attivare processi partecipati e costruire scuole sempre più belle, sicure, accessibili, confortevoli ed ecologiche.
L’architetto, insieme al suo studio, grazie alla generosità dei lavoratori e delle imprese che hanno accolto l’invito di Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Confservizi a contribuire alla rinascita dei territori colpiti dal sisma, ha progettato nell’area altre opere importanti anche da un punto di vista della trasmissione dei saperi. Il Fondo, in cui sono confluiti contributi volontari dei lavoratori e delle imprese di tutto il Paese per un totale di 7,7 milioni di euro, ha permesso di costruire una Casa della musica a Pieve di Cento (Bologna), il Centro sport e cultura di Bondeno (Ferrara), la Scuola di danza di Reggio Emilia e una residenza per disabili gravi a San Felice sul Panaro (Modena). A proposito di generosità e di tessuti connettivi, opera senz’altro da ricordare è il Giardino della conoscenza di Cavezzo. Costruito grazie ai quasi 3 milioni di euro devoluti alla campagna “Un aiuto subito”, lanciata dal Corriere della Sera e da La7, è stato progettato dall’architetto Carlo Ratti, selezionato da Renzo Piano fra i tre gruppi invitati dall’architetto e senatore a vita a presentare nuove proposte.
Il “Learning garden” è una sorta di cerniera architettonica costituita da una piazza esterna, un’interna e da un’aula magna tra la scuola elementare e quella media, anch’esse ricostruite in tempi record dopo il sisma grazie alla mobilitazione della Comunità delle Giudicarie del Trentino, di Cariparma e al lavoro della Regione Emilia-Romagna. Al convegno “Fare scuola” sono seguiti, in occasione del sesto e settimo anniversario, altri due importanti eventi di studio e approfondimento. “Fare impresa” (25-26 maggio 2018) che, a sei anni dal sisma, ha voluto analizzare la capacità di reazione, progettazione e visione del futuro del sistema economico e produttivo, riflettendo sui fattori specifici di questa ricostruzione per renderla replicabile e trasferibile in altri territori e in altre situazioni d’emergenza. E “Fare comunità” (31 maggio 2019), focalizzato invece sul percorso, giunto ormai nella sua fase matura, della ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali.