All’inizio qualcuno dubitava, non credeva che i sistemi produttivi locali fossero in grado di parare un colpo tanto forte, in una congiuntura economica così sfavorevole. Anche tra i più fiduciosi la preoccupazione era alta, sia per il numero di piccole imprese coinvolte in filiere diverse, sia per il timore che le multinazionali presenti nel territorio cedessero alla tentazione di andarsene. Una delle economie più ricche e dinamiche del Paese imprigionata tra le macerie: non sarebbe stata una questione solo locale, ma nazionale. Com’è noto, l’area del cratere si distingue per la presenza di diversi distretti di rilevanza internazionale, come il biomedicale, il tessile e la meccanica di precisione.
A questi si aggiunge l’agroalimentare, che nel cratere nel 2012 ha all’attivo 14 mila aziende agricole e zootecniche, che occupano una superficie di oltre 200 mila ettari e che, tra le altre specialità, producono il Parmigiano Reggiano, il “re dei formaggi”, ambasciatore del Made in Italy nel mondo. È naturale, quindi, che l’attenzione al lavoro e al sistema produttivo da parte del Commissario e delle istituzioni sia stata da subito altissima, motivando uno sforzo eccezionale e l’emissione di provvedimenti di nuova concezione, rivolti al ripristino di ciò che c’era e al rilancio del tessuto economico nel suo complesso.
Basta dare uno sguardo all’ordinanza commissariale di riferimento per la ricostruzione delle imprese (n. 57 del 12 ottobre 2012) per capire che si tratta di una misura unica nel suo genere, perché prevede la gestione simultanea di una molteplicità di aspetti relativi alla vita aziendale, pensati non solo “per risarcire” un danno, ma per dare risposte a un sistema produttivo piegato dagli eventi sismici. Per l’ordinanza, in assenza di una base giuridica nazionale, il Commissario ha fatto riferimento ai regolamenti comunitari che governano i finanziamenti alle imprese, consentendo ai tecnici pubblici e privati di muoversi in un ambito di procedure simili a quelle normalmente utilizzate per i fondi strutturali. Per essere certi di non violare le regole della concorrenza, i contenuti sono stati negoziati con le istituzioni europee, attraverso l’istituto della notifica. In sostanza, con il placet dell’Unione europea, si concede il ristoro dei danni agli immobili, ma anche a beni mobili, scorte e prodotti finiti. Non solo: si rimborsano le spese sostenute per le delocalizzazioni temporanee. Riconoscimenti, per varietà e percentuale degli aiuti, mai autorizzati prima.
Se la fabbrica è danneggiata, l’ordinanza prevede la possibilità di spostare la produzione in un’area limitrofa in sicurezza, per poi ritornare in sede dopo la ricostruzione, ottenendo il rimborso delle spese sostenute per il trasferimento temporaneo. Un formidabile incentivo a non abbandonare il campo, dove peraltro ogni impresa ha il proprio indotto fatto di una rete affidabile di fornitori di qualità, difficile da ricostruire altrove. Gli incentivi a restare offrono una certezza: durante lo sciame sismico e i lavori di ristrutturazione ben 459 imprese si spostano nel raggio di una cinquantina di chilometri, accolte dalle istituzioni locali che agevolano i trasferimenti. Si tratta spesso di aziende attive nel comparto industriale (312), ma sono tante anche quelle commerciali (99), mentre le agricole per ovvie ragioni sono un numero contenuto (48). Solo per queste delocalizzazioni vengono spesi 44 milioni di euro e nessuno, alla fine, lascia l’area del sisma.
Analogamente a quanto accaduto per la ricostruzione in edilizia privata con l’applicativo Mude, per la ricostruzione delle attività produttive è stato utilizzato l’applicativo Sfinge, già in uso per i fondi strutturali europei. Tale applicativo è stato implementato con le indicazioni previste dall’ordinanza n. 57/2012, per fornire a tecnici pubblici e professionisti privati uno strumento di lavoro sostanzialmente analogo a quello già conosciuto.
I dati raccolti attraverso la piattaforma evidenziano che le risorse più cospicue sono state indirizzate alla ricostruzione degli immobili a uso produttivo: 1,6 miliardi di euro, ripartiti tra industria (56%), agricoltura (35%) e commercio (9%). In molti casi il livello di danneggiamento ha reso necessari interventi di demolizione e ricostruzione, valorizzati dalle imprese per adottare, in fase progettuale, le attenzioni necessarie in materia di sicurezza e risparmio energetico, in coerenza con le normative regionali, favorendo in questo modo un miglioramento complessivo della qualità del patrimonio immobiliare, a vantaggio dell’intero sistema produttivo locale. Sono stati ammessi a contributo anche gli immobili in fase di costruzione al momento del sisma e quelli sfitti che nei 36 mesi precedenti risultavano produttivi. In questi ultimi casi il contributo è stato del 50% dei costi ammessi.
Un importante apporto alla qualificazione antisismica del patrimonio immobiliare produttivo è da ascrivere al fondo di 72,8 milioni di euro messo a disposizione da Inail per interventi di rimozione delle carenze strutturali, finalizzati alla prosecuzione in sicurezza delle attività delle imprese nell’area del cratere; non si tratta, in questo caso, di immobili danneggiati, ma di interventi di miglioramento sismico per prevenire eventuali danni a persone e cose in futuro. Il bilancio, a dieci anni dall’attivazione del fondo, è decisamente positivo: le imprese beneficiarie risultano essere 1.551 per un totale di quasi 61 milioni di euro di contributi, dei quali il 93% già liquidato. Si tratta di un tassello fondamentale ai fini della messa in sicurezza del sistema produttivo locale, chiamato a fare i conti con un problema, quello della sismicità, che nel 2012 si è rivelato in tutta la sua potenza distruttiva.
L’area colpita dal terremoto comprende il 30% delle aziende agricole e zootecniche emiliano-romagnole – pari al 20% della superficie agricola utilizzata. Produce alcune tra le più importanti eccellenze della food valley emiliana, prodotti Dop e Igp, tra cui Parmigiano Reggiano, aceto balsamico, lambrusco, salumi e frutta. Tutti conserviamo nella memoria le immagini terribili dei magazzini di stagionatura del Parmigiano, con centinaia di forme distrutte, e quelle delle acetaie con la rottura delle botti dove matura il balsamico. Per queste produzioni, sono stati concessi a favore delle aziende agricole ristori per quasi 28 milioni di euro.
Per quanto riguarda il territorio produttivo del comparto agricolo, gli interventi normativi regionali hanno apportato significative novità. Accanto alle già citate misure per ridurre la dispersione insediativa (accorpamento degli edifici rurali sparsi facenti parte di un’unica azienda agricola, delocalizzazione nel territorio urbanizzato dei fabbricati non più funzionali), è stata introdotta la possibilità di modificare la sagoma degli edifici non sottoposti a tutela, con riduzione della volumetria, così come sono stati offerti incentivi per il fedele recupero degli edifici vincolati. Attingendo a più fondi, tra cui quelli del Piano di sviluppo rurale (Psr), sono stati indirizzati quasi 130 milioni di euro per il ripristino del potenziale produttivo delle imprese agricole, di trasformazione, lavorazione e commercializzazione dell’area del cratere e per l’introduzione di adeguate misure di prevenzione per l’adeguamento antisismico. Per la campagna 2013/2014 gli investimenti hanno interessato anche il settore vitivinicolo.
Tra le misure messe a punto per le aziende, vengono destinati fondi per la ricerca e lo sviluppo aventi l’obiettivo di promuovere l’innovazione tecnologica e organizzativa delle imprese del cratere, rafforzandone le filiere. Si tratta di fondi di diversa provenienza (non riconducibili all’ordinanza n. 57 sopra menzionata), indirizzati sinergicamente verso il medesimo obiettivo: 50 milioni del Ministero dell’Istruzione, università e ricerca (Miur), ma anche fondi del Por Fesr dell’Emilia-Romagna. Grazie al contributo di solidarietà delle Regioni del centro-nord sulle riserve del Por Fesr, si avvia un’operazione di forte rilancio competitivo delle principali filiere del territorio che prevede anche la creazione a Mirandola dei laboratori di ricerca del Tecnopolo Tpm “Mario Veronesi”, che oggi mette a disposizione delle imprese – principalmente dei comparti biomedicale, cosmetologico e agro-alimentare – servizi di alto livello per la ricerca applicata, lo sviluppo industriale e la convalida di prodotti, oltre che attività di consulenza per la formazione continua di tecnici e ricercatori. A questa struttura, come in tutti i tecnopoli della regione, è stato affiancato un incubatore per sostenere l’avvio di nuove imprese innovative collegate al biomedicale. Una realtà che si inserisce nella Rete alta tecnologia dell’Emilia-Romagna che nell’area del cratere contava già diverse eccellenze, tra cui i Tecnopoli di Modena e Reggio Emilia a forte vocazione meccanica, meccatronica e logistica, e il Tecnopolo di Ferrara, con una sede anche a Cento, specializzato in tecnologie ambientali (in particolare di tutela del suolo e delle acque), meccanica, scienze della vita e restauro edilizio.
Sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti e autonomi
Per difendere l’occupazione e ridurre il costo sociale della calamità, sono stati erogati diversi ammortizzatori sociali. In primo luogo la cassa integrazione in deroga, per un valore stimato di 66,7 milioni di euro e un aiuto al reddito dei lavoratori precari e autonomi con uno stanziamento di 70 milioni di euro.
Esenzione dai ticket sanitari
Tra le tante iniziative promosse dalla Regione, anche l’esenzione dal ticket per le prestazioni sanitarie (visite specialistiche, esami, farmaci, assistenza termale) per le popolazioni colpite dal terremoto, ancora in essere per chi ha l’immobile danneggiato e non ancora ripristinato e in scadenza al 31 dicembre 2022.
Un fondo per la liquidità di lavoratori e imprese
È stato istituito un fondo di 6 miliardi per il pagamento di imposte, contributi e premi assicurativi a favore di imprese e lavoratori. Lo stanziamento è destinato ad aziende con danni materiali, mediante prestito bancario con garanzia e interessi a carico dello Stato per il periodo maggio 2012 – giugno 2013, con restituzione del capitale in due anni (successivamente prorogati). Il beneficio riguarda anche i lavoratori dipendenti con danni all’abitazione principale per le imposte maturate fra dicembre 2012 e giugno 2013.
Spostamento della data di approvazione dei bilanci
Il governo ha consentito lo spostamento al 30 settembre 2013 della data di approvazione
dei bilanci delle società di capitali danneggiate dal sisma, approvando poi una norma
che ha permesso di distribuire le perdite del 2012 su cinque annualità.
Fondo per il credito agevolato
Per le grandi imprese sono stati stanziati 125 milioni da concedere mediante il credito agevolato, per sostenere la ripresa nella fase post-sisma.
L’obiettivo di tutti questi provvedimenti è chiaro: non solo ricostruzione, ma ripresa dell’attività su più fronti, in condizioni di maggiore sicurezza, efficienza – produttiva ed energetica -, innovazione. Un obiettivo raggiunto anche grazie alla possibilità di concentrare in un’unica domanda tutte le richieste di accesso ai fondi relative alle diverse tipologie di danno, accompagnate dalle perizie giurate. La presenza di un unico canale telematico per la gestione delle domande ha consentito la raccolta di una mole eterogenea di informazioni sull’esperienza emiliana della ricostruzione produttiva, a cui è stata dedicata la pubblicazione monografica “Una storia emiliana” disponibile nel sito web della Regione Emilia-Romagna.
La Regione Emilia-Romagna ha investito risorse importanti – derivate da dotazione Fesr e in misura maggioritaria dal Fondo di solidarietà delle altre Regioni – per mantenere il livello di competitività del sistema economico delle aree colpite dal sisma, sostenendo la ripresa del tessuto imprenditoriale, il recupero della qualità della vita, la riqualificazione e la rivitalizzazione del territorio. Le Regioni italiane del Centro Nord hanno devoluto a titolo di contributo di solidarietà il 4% della quota di risorse dei fondi previsti per la propria programmazione operativa del 2013. Queste risorse hanno costituito un ulteriore stimolo per la reazione dell’intero sistema produttivo, che ha aggiunto oltre 280 milioni di fondi propri, portando a 456,2 milioni di euro il complesso delle attività realizzate. Il totale delle risorse devolute a titolo di contributo di solidarietà ammonta a 176,2 milioni di euro, di cui:
Grazie a tale contributo, apprezzato e condiviso dalla Commissione europea, la Regione in tempi brevi ha potuto mettere a disposizione di persone, imprese e istituzioni del territorio un’offerta di interventi vasta e diversificata, con l’obiettivo non solo di ripristinare le condizioni antecedenti al terremoto, ma anche di guardare al futuro. Un programma complesso, risultato di un confronto con le parti sociali e le istituzioni, che ha dimostrato le potenzialità dei Fondi strutturali anche in situazioni straordinarie e che ha confermato la capacità dell’Emilia-Romagna di gestire e valorizzare le risorse europee, attraverso la progettazione di interventi partecipati e rispondenti alle esigenze dei territori.