Il 14 settembre 2012 a Castelfranco Emilia viene consegnata la prima delle nuove scuole. Tre giorni più tardi, quando si apre ufficialmente l’anno scolastico, negli altri Comuni del cratere alcuni cantieri lavorano ancora a pieno ritmo e le istituzioni scolastiche si attrezzano per fare lezione fuori dalle aule. Per alcuni giorni si fa scuola nelle tensostrutture, nelle palestre, nei ristoranti, nei campi da tennis. Alcune classi vengono ospitate nei Comuni vicini, altre si organizzano con esperienze di mobilità internazionale e di tirocinio in imprese, altre ancora promuovono cicli di conferenze nei palasport. Dopo quei giorni di concitazione, per alcuni mesi in tutta l’Emilia è un taglio del nastro dopo l’altro. Ogni inaugurazione – per le istituzioni, per i dirigenti scolastici, per gli insegnanti, per gli studenti e le loro famiglie – è un momento di autentica gioia e di speranza ritrovata. È la prova che ricominciare si può, e in sicurezza. Con la riapertura delle scuole una nuova energia attraversa i Comuni del cratere, impegnati ad affrontare gli stessi problemi, ognuno con le proprie specificità, ma tutti accomunati dalla voglia di normalità. Per questo non c’è segnale più potente del ritorno dei bambini in classe.
Si dice che “fare presto” e “fare bene” siano ambizioni in conflitto, ma l’esperienza emiliana sembra smentire questo assunto. L’obiettivo a cui lavorano insieme il Commissario delegato, la Regione, le Province, i Comuni, l’Ufficio scolastico regionale, tutti gli attori del mondo della scuola, le imprese e gli esperti di gestione delle emergenze è garantire a ragazze e ragazzi di tornare in classe il 17 settembre 2012 e concludere regolarmente l’anno scolastico, come nel resto della regione.
In meno di cinque mesi vengono ripristinati 285 edifici scolastici e costruite 60 nuove strutture. Il complesso scolastico temporaneo più grande viene realizzato a Mirandola per la secondaria di II grado “G. Galilei”. La scuola, a due piani, ospita l’istituto professionale, l’istituto tecnico e il liceo scientifico tecnologico: 49 aule, 2 spazi multimediali e un’aula per attività speciali per i 1.006 studenti iscritti. È progettata in quindici giorni e completata in sessanta. La scuola più piccola è costruita a Rolo per ospitare i 66 alunni della materna parrocchiale: 3 aule, 1 cucina e 1 ufficio. Il progetto vede la luce in sette giorni, la scuola viene eretta in tre. L’Emilia diventa dall’estate 2012 un laboratorio di sperimentazione di tutte le tecnologie disponibili oggi per la messa in sicurezza del sistema scolastico, delineando allo stesso tempo scuole innovative e sostenibili.
Le risorse impegnate dalla struttura commissariale per il settore dell’edilizia scolastica ammontano a 256,5 milioni di euro, riferite a 570 edifici. Le tipologie di intervento, e la scansione temporale delle opere, variano in base ai danni riportati. Le scuole meno danneggiate, oggetto nel corso dell’estate 2012 dei primi rapidi lavori, sono 285, per una spesa finale di circa 18,8 milioni di euro. Per ulteriori 39 scuole, caratterizzate da danni più gravi, vengono aperti, fra il 2012 e il 2014, cantieri più consistenti, di ristrutturazione complessiva, finanziati per circa 46,5 milioni di euro.
Per far fronte alle necessità temporanee degli alunni di questi plessi, la struttura tecnica del Commissario delegato noleggia per la durata dei cantieri 32 prefabbricati, per una spesa di 36,2 milioni di euro. Gli edifici scolastici ricostruiti ex novo sono più di un quinto di quelli danneggiati. Per coadiuvare l’attività delle amministrazioni locali nel periodo della piena emergenza, la struttura tecnica del Commissario delegato nell’estate 2012 opera direttamente realizzando 28 interventi di costruzione di edifici scolastici temporanei e di 23 palestre scolastiche temporanee, per una spesa complessiva di circa 117 milioni di euro. Le opere di urbanizzazione necessarie per dotare i nuovi edifici di collegamenti e strutture complementari sono realizzate dai Comuni competenti, per una spesa di 27,1 milioni di euro. In molti casi questi edifici, inizialmente concepiti per un utilizzo transitorio, finiscono poi per acquisire un carattere definitivo, a valle di opere di manutenzione e riadattamento, a conferma del valore di quanto realizzato in tempi così brevi.
I nuovi edifici, costruiti in sostituzione di quelli fortemente danneggiati, demoliti o abbandonati, sono espressione di una nuova concezione in termini di sicurezza, tutela ambientale e inclusione sociale. Le nuove scuole rispettano non solo le normative vigenti in materia sismica ed energetica, ma offrono anche l’occasione per ripensare le relazioni sociali con il territorio in termini di servizio, aggregazione, opportunità. Nella stessa prospettiva, i singoli enti – Comuni e Province – vengono sollecitati dalla struttura commissariale a riorganizzare le reti scolastiche di competenza, accorpando in nuovi edifici più sedi, razionalizzando ulteriormente l’organizzazione dello spazio nei plessi scolastici e dei relativi servizi, in un’ottica di contenimento degli sprechi e potenziamento delle funzioni.
Per completare il complesso lavoro di riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico, dopo la fase della prima emergenza, si inaugura un’ulteriore fase del processo di ricostruzione, che riguarda in larga parte edifici scolastici e sedi universitarie del patrimonio storico locale oggetto di tutela, confluiti nel Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali. Si tratta di ulteriori 275 cantieri per interventi aventi carattere definitivo, prevalentemente di miglioramento sismico (per il raggiungimento di un livello di sicurezza superiore al 60%), per un importo finanziato di oltre 123 milioni di euro. L’attuazione di questi interventi è tuttora in corso, e risulta conclusa per circa la metà degli edifici coinvolti; la tempistica è compatibile con le caratteristiche di pregio e la complessità degli edifici, e con la disponibilità di soluzioni alternative (scuole temporanee, locali in affitto, moduli provvisori eccetera) per ospitare studentesse e studenti durante le fasi di progettazione, affidamento e cantierizzazione.
Le palestre irreparabilmente danneggiate sono trasformate in nuove strutture polivalenti, con modalità di appalto e di costruzione simili a quelle utilizzate per gli edifici scolastici. Queste strutture – insieme alle biblioteche, alle sale conferenze e alle scuole di musica, così numerose e attive su questo territorio – svolgono un ruolo di aggregazione sociale fondamentale per una comunità che il sisma avrebbe potuto indebolire in termini di coesione. Dall’esperienza del terremoto, nell’emergenza e nelle diverse fasi della ricostruzione, scuola e istituzioni insieme imparano molto. Nel confronto sistematico con altre realtà su quanto e come la progettazione degli spazi incida sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, colgono l’occasione per riqualificare l’intera filiera educativa e formativa del territorio.
Esempi di questo investimento straordinario sono i laboratori innovativi delle scuole secondarie di II grado e l’investimento sulle nuove tecnologie per la didattica degli istituti scolastici di ogni ordine e grado realizzati anche grazie a donazioni private. E ancora l’arricchimento dell’offerta formativa degli studenti, anche attraverso numerose esperienze di mobilità internazionale, i percorsi di formazione per migliorare il profilo competitivo delle imprese del territorio, quelli sviluppati in accordo con aziende interessate a nuove assunzioni, la nascita dell’Istituto tecnico superiore Tecnologie per la vita e del Tecnopolo di Mirandola. Azioni rese possibili anche grazie al contributo di solidarietà proveniente da Programmi operativi Fse e Fesr di altre Regioni italiane. Altro aspetto significativo della riqualificazione post sisma è l’introduzione di nuovi strumenti didattici. Nelle aule delle scuole danneggiate c’è attualmente la più alta presenza di lavagne interattive multimediali (Lim) della regione, tanto che il cratere emiliano è diventato anche il luogo della più ampia sperimentazione nazionale sull’uso delle tecnologie ai fini didattici. Nel bilancio della gestione dell’emergenza la spesa in innovazione tecnologica per la scuola ha raggiunto la cifra di 2,3 milioni di euro.
Con un investimento complessivo di 2,8 milioni di euro, cofinanziato con risorse pubbliche e private, il polo scolastico è stato oggetto di una profonda ristrutturazione. Tra le opere di adeguamento alle norme sismiche, anche la costruzione di nuove pareti in cemento armato e il consolidamento delle strutture portanti (anche tramite la separazione dei due blocchi corrispondenti al liceo Morandi e all’istituto di agraria Calvi), oltre alla ricostruzione di tramezzi, controsoffitti, impianti, ascensori e solette antisismiche in cemento armato. L’istituto Calvi è stato inoltre dotato di nuovi e moderni spazi per la didattica, tra cui otto laboratori collocati in una nuova struttura accanto all’edificio principale. Il complesso ospita circa 1.400 studenti, rientrati negli edifici dopo la ricostruzione in due fasi successive: nel 2014 quelli del liceo scientifico Morandi e nel 2015 i ragazzi del Calvi, i quali, peraltro, hanno riavuto la palestra completamente rinnovata con un investimento di quasi un milione di euro.
All’indomani del terremoto diversi atenei si sono messi a disposizione per offrire il loro contributo in varie forme. Tra questi anche l’università Iuav di Venezia, con la quale la Regione Emilia-Romagna ha siglato un protocollo d’intesa nato per iniziativa spontanea di professori e studenti, con l’impegno di integrare sguardi disciplinari differenti, in grado di affrontare la complessità del processo di ricostruzione. Così è nato il Progetto speciale terremoto dell’ateneo veneziano, incentrato sull’idea che le trasformazioni imposte dal sisma dovrebbero tradursi in ambienti di vita funzionalmente migliori e soprattutto capaci di consolidare valori identitari e coesione sociale dei centri colpiti. Tra i quattro Comuni indicati dalla Regione come ambiti ideali per il progetto – oltre a San Felice sul Panaro, Medolla e Novi di Modena – anche Concordia sulla Secchia, una delle municipalità che più di altre ha investito energie in un iter di partecipazione per l’elaborazione del Piano della ricostruzione.Il Piano di Concordia – tutt’ora in corso – prevede un importante rinnovamento del centro storico, delineando un asse di collegamento che unisce il nuovo polo scolastico, la nuova piazza Marconi e lo spazio destinato a verde e ad attività culturali ricavato dalla demolizione delle ex scuole elementari “Gasparini”, gravemente danneggiate dal sisma. Punto centrale del Piano è proprio la scelta di ricollocare le scuole (elementari e medie) in un unico nuovo spazio, rinunciando all’edificio storico delle vecchie elementari risalente agli anni ’30, classificato in classe E0 e privo di interesse per la Sovrintendenza.
Dopo una lunga riflessione che ha coinvolto tutta la comunità, si è deciso di investire su un nuovo edificio scolastico, con annesso un auditorium aperto alle iniziative pubbliche extrascolastiche, completamente antisismico e costruito con tecnologie innovative. Una scelta fortemente voluta dai genitori, che hanno preferito una nuova scuola edificata per essere sicura, piuttosto che un immobile con quasi cent’anni di vita, anche se ristrutturato. Il percorso partecipato, intitolato “Concordi?”, è stato realizzato in collaborazione con lo Iuav mediante interviste, focus group e momenti pubblici di confronto aperto. Sviluppato tra il 2013 e il 2014, ha coinvolto centinaia di abitanti ed è stato alla base della redazione del Piano della ricostruzione approvato dal Consiglio comunale nel dicembre 2014 con un solo voto contrario. La progettazione della nuova scuola è avvenuta anch’essa in modo partecipato, coinvolgendo la dirigenza scolastica, il corpo docente e la rappresentanza dei genitori, e in corrispondenza dei due step progettuali (progettazione preliminare e definitiva/esecutiva) l’Amministrazione comunale ha promosso altrettante serate pubbliche di informazione alla cittadinanza.
Nuova vita anche per il polo scolastico di Mirandola, che accoglie circa 3.000 studenti delle scuole superiori e comprende gli istituti statali Luosi-Pico e Galilei, compresi il Campus biomedicale (laboratorio chimico biologico annesso alle scuole) e l’aula Montalcini. Si tratta di un complesso scolastico tra i più attrezzati in Italia nell’ambito delle scuole superiori, ricostruito in seguito al sisma grazie alle donazioni di privati e a investimenti pubblici.
Fiore all’occhiello della ricostruzione scolastica per qualità progettuale, visione e sostenibilità, l’asilo nido Iride del Comune di Guastalla è stato progettato per sostituire due scuole dell’infanzia preesistenti: la Rondine, gravemente danneggiata dal sisma, e la Pollicino, ormai obsoleta. La nuova struttura, disegnata dall’architetto Mario Cucinella (che ha firmato altri progetti nel cratere compresa la scuola di Mirabello) incanta bambini e adulti ed è meta di visite professionali e di turismo specializzato. Ispirato dichiaratamente alla pancia della balena delle avventure di Pinocchio di Collodi, l’edificio “accoglie con un abbraccio morbido e avvolgente 120 bambine e bambini da 0 a 3 anni, stimola la loro fantasia in un percorso fatto di odori, in primis quello del legno, ma anche di colori tenui e di alternanza tra luci e ombre, in un continuo scambio con l’esterno, reso possibile dalla massiccia presenza di vetro. Il percorso sensoriale prosegue nel giardino, un boschetto di piante aromatiche e cespugli, innaffiati attraverso un sistema di raccolta dell’acqua piovana”. Tutti gli spazi sono stati immaginati e costruiti secondo criteri sostenibili: l’uso di materiali naturali o riciclati a basso impatto, ma anche l’isolamento termico, l’impiego di una tecnologia all’avanguardia per la produzione autonoma dell’acqua calda e un impianto fotovoltaico per minimizzare il ricorso ad alimentazioni esterne per il fabbisogno energetico.